Un incontro, un’amicizia, un sodalizio…
Scrivere di un Maestro, quando egli è al tempo stesso Amico e Compagno di un’intera vita professionale, non è per nulla facile per il rischio, facilmente intuibile, di sovrapporre impropriamente più piani rievocativi, omettendone altri, e di restare comunque condizionati dagli inevitabili rimandi di ordine personale ed affettivo.
Esistono tuttavia circostanze nelle quali un siffatto rischio merita di essere comunque affrontato, al di là della disordinata e montante marea dei ricordi e dei sentimenti, perché a ciò piacevolmente inducono eventi straordinari ed irripetibili.
Tra questi può annoverarsi, di certo, il conseguimento di un importante e significativo traguardo anagrafico che il Nostro raggiunge in pienezza di vita e di lavoro, con immutata freschezza intellettuale e conservata volontà di futuro e di progetto.
Essere ottuagenari è felice e fortunata concessione del calendario, ma esserlo con indomita ed operosa tempra personale è un dono che diffonde i suoi positivi effetti su quanti, per consuetudine o gusto intellettuale, hanno la preziosa opportunità di giovarsene e goderne.
Il mio rapporto con Adelfio Cardinale, per i più Elio, nasce nei primi anni ‘80 (del secolo scorso!) e giunge fino ad oggi, rafforzato da un lungo e gratificante sodalizio accademico,
scientifico e culturale che, da originario incontro professionale, si è via via trasformato in profonda e corrisposta relazione amicale, sia pure talvolta attraversata da quelle immancabili buriane che, alla fine, piuttosto che dividere, uniscono ancor più i naviganti saggi ed avveduti.
Trascinato dalla penna e dal mio sentire, avverto che, sin dal suo esordio, la narrazione tende a perdere la dovuta oggettività storica, prevalendo sul rigoroso racconto del Professore, dello Scienziato, dell’Uomo di cultura l’inevitabile influenza delle
comuni e personali esperienze.
Infatti, accingendomi a scrivere di Lui, è impossibile dimenticare come, in ogni significativa circostanza della mia vita, dalle più felici alle più dolorose, Elio ci sia stato e come, quando gli ondeggianti casi della vita hanno impedito che ciò avvenisse, io abbia avuto a soffrirne: ne sono sicuro, almeno quanto Lui! Avvertire sintonie culturali, che pian piano si trasformano in affinità elettive ed affettive, è il vagito accademico che segna, per la vita, l’evolversi della carriera di quanti credono nel significato e nel valore della Scuola universitaria e del suo insostituibile ruolo nella formazione e nella crescita delle giovani generazioni.
Personalmente ho vissuto la straordinaria e fortunata avventura di collaborare con Elio sin da quando, entrambi mossi dallo stesso fervore di cambiamento e di trasformazione della radiologia accademica di Palermo, abbiamo compiuto, ognuno al proprio livello, i primi difficili passi per superare antichi ritardi e cristallizzate resistenze: con noi, un nucleo di giovanissimi e brillanti Colleghi che, allora intimiditi e imberbi, oggi hanno
spiccato definitivamente il volo, contribuendo attivamente e generosamente alla edificazione di una disciplina innovativa e moderna, ben all’altezza della competizione scientifica nazionale ed internazionale.
Serbo personale memoria, puntuale e fotografica, del grande lavoro per dotare il rinnovato Istituto di Radiologia del Policlinico di Palermo delle più avanzate tecnologie diagnostiche, per colmare lo storico e penalizzante differenziale di competenze
tra le realtà radiologiche del Settentrione e quelle del Mezzogiorno d’Italia, per inserire la nostra Scuola nel prestigioso e competitivo circuito della ricerca e della pubblicistica scientifica di più alto livello, senza mai perdere di vista l’impegno clinico ed assistenziale nei confronti di un’umanità sofferente, piuttosto che verso anonimi pazienti.
In tanti portiamo dietro le spalle la improba ma esaltante fatica di quegli anni e, con essa, la intima e condivisa soddisfazione per i risultati raggiunti: in ogni caso, ciascuno di noi, a partire da me, deve al Prof. Cardinale la gratitudine per averci educato, attraverso l’esempio, alla tenacia della azione ed alla cruciale rilevanza delle strategie progettuali, da perseguire con chiarezza di idee, collegiale e solidale impegno,
rispettosa, ma volitiva, conduzione dei rapporti professionali ed istituzionali.
Sarebbe oltremodo limitativo confinare al solo ambito disciplinare la multiforme ed eclettica personalità di Elio che è stato e resta “homo civicus“, per formazione laica e naturale vocazione: non si contano i numerosi riconoscimenti nazionali ed internazionali a Lui attribuiti in campo scientifico e civile ed i Suoi prestigiosi incarichi di interesse pubblico, culminati nella lunga ed autorevole conduzione, in qualità di Preside,
della Facoltà medica dell’Università di Palermo e nella nomina a Sottosegretario di Stato alla Salute, durante la difficile stagione politica del governo tecnico guidato da Mario Monti, alla quale è poi seguita la chiamata a Vice-Presidente del Consiglio
Superiore di Sanità.
Anche da queste Sue esperienze è maturato, forte, per la nostra Scuola, un insegnamento: il sacrale rispetto verso le istituzioni repubblicane, lo spirito di servizio con il quale attendere ad ogni pubblico mandato, l’impulso ad utilizzare quest’ultimo
per l’affermazione del bene comune e per la crescita di una più matura coscienza civile, prestando particolare e prioritaria attenzione alla valorizzazione del capitale umano ed alla crescita delle giovani generazioni.
Né mai l’impegno pubblico, per quanto gravoso, ha sopito la curiosità intellettuale dello Scienziato e del Ricercatore: con quanta affettuosa memoria rivedo le tante discussioni, tra noi e con il nostro gruppo di lavoro, sul futuro possibile della ricerca, sulle attività scientifiche in corso e da programmare, talvolta accompagnate da un silenzioso e rispettoso scettiscismo dei più giovani, ma sempre, e nel tempo, rivelatesi lungimiranti ed anticipatorie del futuro.
Come nel caso della straordinaria e precoce intuizione sul possibile effetto biologico degli ultrasuoni che, studiato a partire dagli anni ’90 dalla Scuola radiologica di Palermo, ha trovato oggi ulteriori e definitive conferme in ordine ai meccanismi di interazione cellulare tra onde ultracustiche e tessuti umani, al punto da aprire la strada alle attuali applicazioni della FUS (Focused Ultrasound System) che si sta dimostrando risolutiva
per il trattamento non invasivo dei tremori essenziali, dei parkinsonismi e delle patologie neurologiche extra-piramidali.
E ancora in questi mesi, in un’età normalmente dedicata al riposo e ai ricordi, il Professore non ha mancato di spronare, con me, i giovani Allievi della Scuola ad affrontare, con passione e profondità, le più avanzate frontiere della ricerca radiologica,
rappresentate dalla radiomica, destinata a trasformare semantica e semeiotica della diagnostica per immagini, grazie alla simbiotica convivenza della nostra disciplina con i risultati della genetica, dell’intelligenza artificiale e dell’uso medico dei big data. Ben conoscendo il Nostro, questa Sua ineccepibile esortazione assume continuità logica ed ideale con la ininterrotta e lucida difesa culturale della professione radiologica
alla quale Elio ha dedicato il proprio pluridecennale impegno in seno alla Società Italiana di Radiologia Medica (SIRM) della quale è stato indimenticato Presidente dal 1996 al 2000.
In questa riconosciuta capacità di lettura acuta ed antiveggente del futuro possibile, quasi una sorta di virtuosa presbiopia intellettuale, si legge anche l’eredità immateriale ricevuta dal Suo scomparso Maestro, Pietro Cignolini, alla cui memoria ancora oggi lo lega un profondo e riconoscente debito di affetto, a testimonianza di quella “immortalità laica” che, nella migliore tradizione accademica, suggella indissolubilità ed unicità
del rapporto tra Maestro ed Allievo.
Citando i classici, Elio ama dire spesso: “I tedofori si passano la fiaccola”, dimostrando quanto fondamentale sia, nel diuturno percorso di avanzamento della conoscenza, il leale ed operoso succedersi delle generazioni, auspicando sempre, con lungimirante generosità, che le più giovani sappiano fare meglio e di più delle precedenti.
Personalmente ho la consapevolezza di non aver fatto “meglio e di più” del mio ottuagenario Maestro ed Amico ma, oggi, so ben percepire con quanta orgogliosa partecipazione, incrociando il mio sguardo o ascoltando le mie parole, Egli accenni
ad un affettuoso sorriso di approvazione.
È una soddisfazione intima e piena della quale solo chi avverte l’incommensurabile valore dello “idem sentire”, maturato attraverso un lungo e comune itinerario, può avere misura e contezza! Mi piacerebbe, proseguendo in questo sentito e riconoscente
tributo augurale, ricostruire, sia pure grossolanamente, almeno la più significativa parte del composito mosaico di una figura così ricca e poliedrica: mi accorgo, invece e mio malgrado, che molte tessere mancano ancora al raggiungimento di un risultato
iconografico quanto meno accettabile, se non realisticamente nitido.
Sovviene, infatti, il richiamo alle tante inclinazioni, ai molti e differenziati interessi del Professore: l’amore per le buone letture, l’arte e la pittura, quest’ultima personalmente praticata; i continui e profondi riferimenti alla cultura umanistica e all’umanesimo della medicina, vero e proprio caposaldo del Suo messaggio culturale ed antropologico; la prolifica e qualificata produzione scientifica ed editoriale, arricchita da contributi
divulgativi, sulla stampa a larga diffusione, riguardanti, in particolare, la storia della Medicina e della Scienza.
E proprio quest’ultimo impegno culturale, che sta caratterizzando la più recente attività del Nostro, ha ricevuto, presso la comunità degli studiosi di settore, riscontro talmente positivo ed apprezzato da determinarne l’ascesa al prestigioso ruolo di Presidente della Società Italiana di Storia della Medicina, la prima volta per un radiologo.
Non è un caso se, tra le citazioni preferite da Elio, riecheggia il monito del filosofo Augusto Comte il quale affermava che “non si può conoscere una scienza se non se ne conosce la storia”.
E della scienza medica e radiologica, il Professore, nel Suo lungo percorso, ha approfondito tutto o quasi tutto, muovendo dalle premesse storico-filosofiche della Medicina, la cosiddetta “arte lunga”, e dai prolegomeni fisici e biologici dell’uso clinico dei raggi X, insistentemente richiamati nelle Sue dotte lezioni, nelle ammalianti conferenze e nel poderoso volume pubblicato nel 1995, in occasione del centennale dalla rivoluzionaria scoperta di W. C. Röntgen.
Attraverso Elio, apprezzando le affinità culturali tra le discipline e la possanza culturale dei messaggi attualizzati dall’impetuoso e perenne vento della Storia, abbiamo imparato a conoscere Antichi e Maggiori della scena scientifica nazionale ed internazionale: Orso Mario Corbino, Ettore Majorana, Emilio Segrè, Ugo Amaldi, ultimo tra i celebri “Ragazzi di via Panisperna”, tanto per citarne alcuni tra gli italiani più noti.
Un ideale Pantheon della scienza medica e della fisica delle radiazioni che ha trovato nel Museo della Radiologia, voluto proprio dal Prof. Cardinale presso il Dipartimento di Scienze Radiologiche del Policlinico universitario di Palermo, una preziosa e concreta realizzazione, oggi aperta al pubblico e a feconde relazioni con il mondo della scuola, della storiografia e della museografia.
A questo punto, volgendo alla conclusione, temo di avere fornito al Lettore – e me ne scuso – solo una parziale rappresentazione, una sorta di incompleta “radiografia”, di Chi, oggi, a compimento del Suo ottantesimo genetliaco, può con legittima
soddisfazione guardare al tempo trascorso e ancora proporsi, da protagonista, nel tempo presente, in un’epoca in cui il prevalere del “pensiero liquido”, teorizzato da Baumann, e il venir meno di antiche certezze e consolidati punti riferimento
genera, nella società, nuove aspettative ed irrisolto desiderio di saggezza, esperienza, profondità di ragionamento e capacità di azione.
Da ciò ne conseguono, immediati, gli auguri più cari per il raggiunto traguardo anagrafico, il sincero compiacimento per i risultati conseguiti in una vita intensamente vissuta e l’auspicio, vorrei dire la certezza, che altri ancora se ne aggiungeranno.
Ad essi si accompagnerà, come sin dal primo giorno, la soddisfazione e l’amicale vicinanza di quanti a Lui, come me, legati da ormai antico sodalizio di cuore e di mente, guardando alla lunga e luminosa scia tracciata da Elio nel firmamento della
cultura e della scienza, potranno orgogliosamente affermare: «Ho avuto la fortuna di esserci e di condividere!».
E di questo, anche a nome dell’intera Scuola, Lo ringrazio con grato, leale pensiero ed accresciuto affetto.
Roberto Lagalla