Ho letto con grande interesse il libro di Melinda Zacco “Vincere è il tuo destino!” e non posso fare a meno di riflettere sul fatto che ci sono pagine del Vangelo che dobbiamo ancora comprendere e diffondere. Bisogna parlare di Gesù Cristo che è nuovo ogni istante perché non esiste un peso e una misura per la sua immensità; di questo Cristo che continua a palpitare nelle pagine sempre vive del Vangelo e spesso in quelle pagine che abbiamo tentato di sottrarre alla lettura di tanti atei e credenti; di questo Cristo che più di una volta abbiamo avuto paura di predicare; di questo Cristo che deve continuare ad essere uno scandalo perché possa essere Dio di verità. Il nostro sforzo quindi dovrà consistere sempre più nel mettere Cristo al centro della nostra fede. Far conoscere il suo desiderio eroico di compiere la volontà del Padre; la sua difesa dell’uomo peccatore, debole, umiliato; il suo atteggiamento critico, quasi provocatorio, contro ogni struttura religiosa o civile che sia impregnata di fariseismo e ne minacci l’autenticità; la sua esigenza eroica nell’amore che raggiunge perfino il nemico; il suo concetto rivoluzionario del potere e dell’autorità che esige che il più grande si converta nel più piccolo e serva tutti; la sua sfida al mondo del potere e del denaro, perché confida più nella forza irresistibile dei valori morali e religiosi, nella povertà, nell’umiltà e nella fiducia tenace nel Padre comune; il suo rifiuto di tornare indietro di fronte al dono della libertà concesso all’uomo con tutte le sue terribili e magnifiche conseguenze.
E soprattutto far conoscere quanto Cristo disse un giorno chiaramente e che a non pochi uomini della chiesa oggi costa molto accettare, Giovanni disse:
“Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demoni in tuo nome e volevamo proibirglielo perché non era dei nostri”. Gesù’ gli rispose “Non glielo proibite, perché chi non è contro di voi sta con voi” (Lc. 9,49).
Il testo parallelo di Marco aggiunge: “Nessuno che faccia un miracolo in mio nome potrà poi tanto presto dir male di me”. Nel Vangelo di Luca e Marco questo episodio di Giovanni con il Maestro viene immediatamente dopo la lezione che il Maestro impartisce agli apostoli sull’umiltà evangelica presentandosi nell’immagine di un bambino indifeso e affermando solennemente: “Il più piccolo fra voi sarà il più grande”. La tentazione di ambizione agitava anche gli apostoli. Una tentazione che si cristallizzerà tante volte in un’ansia di potere, di grandezza, di dominio. Ma se non dobbiamo meravigliarci di queste debolezze e tentazioni non possiamo ignorare però che le parole di Cristo continuano ad essere attuali e vive: “Non glielo proibite”. Cristo difende la libertà di chi cerca onoratamente il bene, caccia via un demonio che rende l’uomo schiavo, scopre la verità in nome di colui che è la Verità stessa. Sogno il giorno in cui non si predichi sul Cristo obbediente allo “spirito “senza parlare del Cristo ribelle alla “lettera”, sul Cristo che obbediva al Padre senza parlare del Cristo che rifiutava di obbedire agli uomini. Quanto poco abbiamo approfondito quella scena di Cristo raccontata da Luca nel cap. 13, dove un gruppo di farisei gli si avvicina in nome di Erode per dirgli che se ne vada e che la smetta di fare miracoli. Erode era un’autorità; Gesù predicava sicuramente nelle vicinanze del suo castello di Macheronte. Ma Cristo non solo non obbedisce, ma anzi risponde con un insulto all’indirizzo di Erode: “Andate a dire a quella volpe, io scaccio i demoni e opero guarigioni oggi è lo farò domani” (Lc. 13, 31-33). Si, c’è ancora da scoprire l’altra faccia del Vangelo, quella che tanti aspettano per accettare quel Cristo che incontrano mutilato nella nostra predicazione.
E la nostra morale avrebbe alcuni capitoli in più dedicati alla giustizia. Il cristianesimo è la religione della libertà. Per questo l’apostolo Paolo ha potuto scrivere ai Galati: “Siete stati chiamati alla libertà” (Gal.5,3). Una libertà che non viene dalla legge ma dallo Spirito : “Dov’è lo Spirito lì è la libertà” (2 Cor.3,17). Una libertà che nasce dal cuore stesso della verità: “la verità vi farà liberi” scrive Giovanni 8,2. Una libertà tanto intimamente legata che Giovanni afferma: “Colui che non ama è morto “(1 Gv.3,14).
E allora quando sono realmente libero?
Sono libero quando credo che il mio Dio è più grande del mio peccato.
Sono libero quando credo fermamente che è esistito un Uomo come me che dopo la sua morte continua a vivere per sempre.
Sono libero quando credo che la salvezza non mi verrà dalla legge ma dallo Spirito.
Sono libero quando credo in un Dio che non si pentirà di avermi creato libero.
Sono libero quando ho la certezza che tutto il creato mi aiuta a realizzarmi e a scoprirmi.
Sono libero quando amo il bene del mio prossimo più della mia stessa libertà.
Sono libero quando ho vergogna della schiavitù del mio prossimo.
Ecco perché io non crederò mai in:
Il Dio che ami il dolore.
Il Dio che si faccia temere .
Il Dio che si possa pregare solo in ginocchio, che si possa incontrare solo in chiesa.
Il Dio muto e insensibile nella storia di fronte ai problemi angosciosi dell’umanità che soffre.
Il Dio che “causi” il cancro, la leucemia, che “renda sterile” la donna o che “si porti via” il padre di famiglia che lascia le sue creature nella miseria.
Il Dio che non sia l’amore e che non sappia trasformare in amore quanto tocca.
Dov’è il tuo Dio ?
Il mio Dio è in quegli occhi pieni di luce che il solo vederli e amarli ti resero più bambino, più innocente, più libero, più poeta e più concreto, più passivo e più vivo, più affettuoso e più sicuro, meno “tu” e più “prossimo”.
Il mio Dio è alla porta di ogni delusione; è costituito da quelle mani invisibili in cui non credi, ma che vorresti stringere piene di fedeltà, calde di comprensione, elettrizzate da un affetto che resiste al tempo.
È il cuore che desidereresti che esistesse e che si disegna nella tua immaginazione e nel tuo desiderio dopo ogni delusione.
Una fedeltà che sia almeno come quella del cane, l’unica creatura che continua ad accoccolarsi ai tuoi piedi.
Quella che sognavi fresca e matura come un grappolo d’uva senza strapparlo dalla vite e che ora ti si sgrana bacato fra le mani piene d’odio.
Dio è nella tua vita vuota.
Dio è in tutto ciò che vorresti mettere in essa per riempirla.
Dio sta in tutto ciò che vorresti eternare.
È nella gioia del bene che hai fatto senza che nessuno lo sapesse.
È nel gusto dell’innocenza che non è mai venuto meno.
Dio è Colui che mi tiene per mano dentro l’ambulanza che corre veloce verso l’ospedale lasciandosi dietro il lago e dirigendosi verso la montagna.
Dio è colui che mi sussurra all’orecchio “Tu non temere perché io sono con te” (Isaia 41,10) e la sua voce sovrasta la sirena dell’ambulanza e mi porta serenità e speranza.
Dio è dietro ogni dolore, martirio, agonia, atrocità, guerra, ingiustizia, miseria, in questo desiderio segreto, acuto, misterioso, purificatore che la Resurrezione sia vera.
Dio è sempre nel mare agitato della nostra vita mai realizzata completamente, mai pienamente soddisfatta, mai immacolata, come un lontano ma sicuro salvagente.
Dio non chiude gli occhi per nessuno. Se lo facesse non sarebbe l’amore. Per questo Dio è soprattutto dove brucia l’amore.
Prof. Maria Canale