Una storia. La storia di un uomo orgoglio della terra di Sicilia, del mondo medico, in particolare della disciplina radiologica, un uomo che ha dedicato gran
parte della vita ai suoi studenti e ai più fragili, che ha mille volte sostenuto, con coerenza, la necessità del buon rapporto medico-paziente, uno dei primi ad avere l’intuizione
del bisogno di una medicina di prevenzione, che ha dimostrato una non comune capacità manageriale, come questa “storia” puntualmente testimonia.
Ho stretto, per la prima volta, la mano al professore Adelfio Elio Cardinale circa cinquant’anni fa. Eravamo giovani e pieni di entusiasmo. Lui un vulcano di idee non solo per dare lustro alla radiologia del Policlinico del capoluogo siciliano, ma anche impegnato in una visione umanistica dell’insegnamento della Medicina, e io, con la mia visione giornalistica portata a spronare la sanità di quell’Isola, in cui entrambi siamo nati: lui
nella parte occidentale, io in quella orientale.
Tra noi iniziò una solidarietà di intenti, a tutt’oggi viva, un’amicizia che ci porta per quasi mezzo secolo a sentirci più volte nella stessa settimana. Ma Cardinale non è solo un trascinatore nel campo medico, è anche un uomo che esprime una cultura non comune, un oratore di fantastica presa. Non certo a caso, Vincenzo Cavallo dice di lui: “In tanti anni ho vissuto lunghe e mai banali conversazioni, nelle quali straordinario affabulatore, profondeva sempre con garbo la sua profonda cultura non solo scientifica, ma storica e
umanistica”. Un quadro perfetto di Adelfio Elio Cardinale. E qui, mi preme dire come l’analisi di Cavallo, si sposi bene con quella di Stefano Folli: “Adelfio Elio Cardinale merita senza alcun dubbio il titolo di umanista dei nostri tempi. Per il contributo di una vita trascorsa nell’Università al servizio della scienza medica, per la generosità d’animo con cui è stato educatore di generazioni di giovani, raccogliendo testimonianze di affetto
e di gratitudine. Credo di dover sottolineare, soprattutto, la sua capacità di fondere insieme l’amore per l’insegnamento e la passione civile”. Ed è proprio per questo impegno profuso
nell’insegnamento e nella vita civile, che è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica Italiana e, in seguito, nominato vicepresidente
del Consiglio Superiore di Sanità. Va ricordato che per la sua visione di essere vicino ad altri popoli, il Maestro, è stato anche console del Senegal e successivamente d’Albania.
A conferma di quanto detto da Folli, ecco quanto scriveva qualche anno fa sul Corriere della Sera Cardinale: “Il progresso tecnologico e informatico della medicina ha ridotto la dimensione umana solo ad apparati, cellule, reazioni chimiche. Ma il medico non può ridursi a semplice lettore di grafiche: l’infermo non è solo un ammasso di molecole”. E auspicava la rimodulazione dei piani di studio in Medicina, estendendo al complesso
delle peculiari discipline biomediche il sapere dell’etica, dell’antropologia, della sociologia, della storia della medicina nei corsi di laurea, nelle scuole di specializzazione, nelle
lezioni alle professioni sanitarie, soprattutto infermieristiche.
Per il Mastro le Medical Humanities vanno collocate in primo piano nell’agenda dei problemi della salute. Ho detto che Adelfio Elio Cardinale è nato con l’oratoria
“incorporata”. Più volte, parlando di questo grande Maestro a colleghi e amici, ho narrato un episodio che ha pochi precedenti.
Milano, 1996, intervento di chiusura al Congresso della Società Italiana di Radiologia Medica nel quale viene eletto alla presidenza. Va detto che, secondo alcune rilevazioni l’attenzione dei presenti verso un oratore va scemando dopo i venti minuti dall’inizio del discorso. Cardinale, in quell’occasione, parlò a braccio per poco meno di un’ora e mezza, mantenendo, con mio grande stupore e orgoglio per essergli amico, l’attenzione
dell’uditorio fino alla fine. Ed è difficile smentire Corrado Bibbolino, allorché afferma che Cardinale, anche dopo la presidenza SIRM ha dato prova di quanto abbia a cuore la
sorte della diagnostica per immagini, sostenendo fortemente la necessità di un rinnovamento, nel Paese, del parco tecnologico e la necessità di un’ottima organizzazione operativa.
Cardinale ama la storia, non solo quella della medicina della quale è avvinto (ricordiamo che al momento della stampa di questo tributo ai suoi ottant’anni è presidente della Società Italiana di Storia della Medicina), ma spazia tra i grandi personaggi che hanno percorso l’esistenza umana. E mantiene a mente citazioni che abbelliscono i suoi scritti e che sono, spesso, la chiave dei suoi interventi.
Diana Bracco, ammiratrice della cultura e della memoria storica di Cardinale, non esita a sottolineare questo aspetto.
Tra le tante qualità la affascina la sua passione per la storia della medicina, che non viene considerata solo dal punto di vista meramente scientifico, ma come una esperienza culturale, come “Maestra di Vita”. Ed ha ragione Giovanni Puglisi, allorché sottolinea il suo
stupore per le capacità di dare alle sue visioni culturali corpo solido. Sono tante le sue idee tramutate in realtà: prima tra tutte il “museo della radiologia” ubicato nell’Istituto che dirigeva al Policlinico di Palermo, un gioiello che non ha uguali in Italia, che ricostruisce il grande percorso, nel tempo, della disciplina.
Come non condividere quanto scrive Maurizio Seracini? “Il museo della radiologia vuole anche essere una testimonianza della rivoluzione di pensiero, prima ancora che scientifica, che la radiologia medica ha rappresentato”.
Folli cita nel suo intervento in questo volume Ugo La Malfa, palermitano, prima segretario e poi presidente del Partito Repubblicano Italiano, ministro in più governi ed europeista
convinto, tanto da dichiarare nel 1949, durante il dibattito alla Camera sulla Nato, di considerare l’alleanza come una manifestazione della civiltà occidentale europea che si
organizza. Cardinale ha nel cuore le idee lamalfiane sull’Europa e sulla unità di Stati come le più appropriate per consentire un umanitarismo solidale tra popoli. Ed è su questa linea che ha fatto grandi passi nell’impegno medico, politico e civile.
Nel trattare l’impegno politico, voglio esprimere un interrogativo che mi porto dentro da più anni: se molte delle cose suggerite da Cardinale, nel corso della sua carica di Sottosegretario alla Salute del governo Monti, fossero state tradotte in volontà politica, avremmo oggi una sanità migliore? Se guardiamo al suo polso organizzativo io penso di sì. Ma questa è l’Italia e la pena per i figli migliori.
La sua ricca umanità, il rispetto delle persone, la gentilezza del tratto, il culto dell’amicizia l’attenzione e l’apertura agli altri, la convinta sensibilità sociale, la fede sono tratteggiati
dall’Arcivescovo emerito di Palermo, sua eminenza cardinale Salvatore De Giorgi, che ne pitta la personalità, insieme a un altro orgoglio siciliano, Antonino Zichichi. Lo scienziato, che nel suo Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo, tra fede e scienza scrive: “L’uomo che ha fede è fortunato. Chi non ha fede è una persona cui manca qualcosa nel profondo della sua esistenza”, lo definisce ‘gentiluomo, signore nel tratto e nei
modi, corretto e leale’.
Voglio chiudere questa recenzsione con una frase di Roberto Lagalla utilizzata nella presentazione del volume “Dalle sue esperienze è maturato per la nostra Scuola, lo spirito di servizio con il quale attendere a ogni pubblico mandato, l’impulso ad utilizzare quest’ultimo per l’affermazione del bene comune e per la crescita di una più matura coscienza civile, prestando particolare e prioritaria attenzione alla valorizzazione del
capitale umano ed alla crescita delle giovani generazioni”.
E Massimo Midiri nella prefazione: “Il vero scienziato è colui che mette al servizio della comunità il proprio sapere, usa le proprie capacità per far muovere e trasformare la vita di
tutti e di ciascuno, per aiutare il progresso della società”.
Questo è Adelfio Elio Cardinale.
Carmelo Nicolosi