Nella prassi accademica italiana, non sussistono differenze sostanziali tra gli “Scritti in onore” e il “Liber Amicorum”; in alcuni casi tali denominazioni sono utilizzate indifferentemente, ma le due espressioni non hanno la stessa valenza e significatività.
Il Liber Amicorum, diversamente dagli Scritti in onore che hanno sempre un carattere più formale con contenuti scientifici, tende a privilegiare i rapporti di amicizia: gli Autori sono
infatti accomunati, non tanto dall’appartenenza professionale, quanto piuttosto dall’essere amici della Persona che si vuole onorare.
Il volume, pensato in occasione dell’ottantesimo compleanno, è nato in modo non formale, raccoglie i contributi di allievi e dei colleghi più vicini al professore Cardinale, con il fine di
onorare la Sua lunga e proficua attività, con gratitudine per le energie profuse nella formazione di generazioni di studenti e con ammirazione per l’originalità della riflessione scientifica.
L’opera accoglie anche scritti di soggetti esterni al mondo universitario, ispirati esclusivamente a valori affettivi. Il risultato che ne deriva è sicuramente rilevante perché permette di esprimere, accanto a contributi di diverso taglio culturale, testimonianze
di carattere personale. Da ciò deriva l’inevitabile disomogeneità dei contenuti che però favorisce una rappresentazione più completa della variegata personalità di Adelfio Elio
Cardinale. Più che una ricostruzione delle coordinate del suo percorso di vita, il Liber amicorum si propone come la testimonianza di una comunità di studiosi che si è stretta intorno al Maestro, riconoscendo l’autorevolezza del suo magistero. I suoi interessi, così poliedrici e diversificati, non si sarebbero prestati ad una ricostruzione esclusivamente esegetica: l’opera diventa così, da un lato, una straordinaria ricostruzione della vita accademica di Cardinale, capace di incidere in modo significativo sulla storia della Radiologia italiana degli ultimi quarant’anni, dall’altro racconta i numerosi e variegati temi,
che interrogano la vita civile nei suoi aspetti formali e materiali, rispecchiando una tensione poliedrica che solo un pensatore magistrale può ispirare.
Attraverso un campionario di fatti, testimonianze, ricordi, l’opera diventa uno straordinario caleidoscopio che permette di giungere a una conoscenza dei fatti ancora più compiuta. La
lettura del testo diventa un utile strumento di meditazione su uomini, idee, teorie, progetti, memorie, tutti legati da un invisibile filo culturale unitario.
Nella conoscenza e nel pensiero esiste un autentico potere, benefico e formativo. Secondo l’idea fondamentale di Francesco Bacone “scientia est potentia”. Ma questo potere culturale ha bisogno di essere attivato, di uscire al di fuori dell’Accademia e portato nella società civile. Questa concezione dinamica della cultura – ideata e realizzata per primo da Voltaire – necessita tuttavia di alcune condizioni e requisiti: visione storica, fede razionale, disciplina, strumenti di propaganda, pubblico adeguato.
In tale visione l’azione del professore Cardinale si è sempre orientata a considerare il mondo che lo ha circondato come il suo teatro e palcoscenico per diffondere idee, principi, teorie, convincimenti culturali e scientifici. Cardinale ha avuto forte il concetto dello scienziato immerso nel proprio tempo: non si può assolvere bene la propria funzione se non si prende parte in maniera attiva alla vita civile del proprio tempo. Il sapere non è una fredda somma di conoscenze, giustapposizione di elementi e termini molteplici, sovrapposizione di dati analitici, tutti elementi che sono incapaci di giungere a una sintesi
feconda. Il vero scienziato è colui che mette al servizio della comunità il proprio sapere, usa le proprie capacità per far muovere e trasformare la vita di tutti e di ciascuno, per aiutare il progresso della società. Bisogna riconquistare, e Cardinale ne è certamente un attore di prim’ordine, un nuovo umanesimo della scienza capace di riunificare in unità lo spirito umano e della cultura, una cultura capace di avere una visione globale degli accadimenti e vista come profonda coscienza di sé, delle proprie radici, della dimensione storica in cui si vive.
Massimo Midiri