Il tennis si offre nella sua meravigliosa favola che Giulio Bari, tennista di nascita e creativo per intuito, racconterà alla figlia Paola. Ogni cosa nascerà per caso nella bella casa delle ferie estive dalla funzione redentrice, per le infinite sfumature della natura selvaggia, sul promontorio che domina Castellammare del Golfo, un luogo magico che Giulio Bari definisce la mia Africa, in un pomeriggio di una prima domenica di luglio 2014, attendendo il collegamento video con Londra per la finale di uno dei quattro tornei del Grand Slam che dovranno giocare Roger Federer e Novak Djokovic
Si enuclea una poetica della memoria, si va alla scoperta del passato e al recupero degli anni sommersi dal tempo che il tennis non dimentica. Sono i simboli che conosceremo leggendo il libro. Si tratta di Wimbledon tempio del tennis, del Club di Church Road con la statua di Fred Perry e del Central Court, con le sue antiche tradizioni, le vecchie generazioni di tennisti destinati a un magico effetto di pathos oltre il tempo.
Per la genialità dell'autore l'incontro tra i miti del tennis non sarà trasmesso per assenza di collegamento video e grazie al potere della scrittura di Giulio Bari, l'immaginazione ci darà dei collegamenti col tennis giocato con l'abbigliamento bianco dai Doerty Brothers, vincitori incontrastati nei primi Novecento messi a confronto col tennis di oggi ricco sì di interessi milionari ma che ha perduto una parte della libertà e della fantasia di un tempo.
Sarà a questo punto che si svilupperà il sogno che l'autore sollecita alla sua racchetta preferita ormai dimenticata e appartenutagli quarant'anni prima
E così, Giulio Bari nel dialogo con i suoi cimeli appesi alla parete bianca – la Maxima Torneo de Luxe e la Wilson “Jack Kramer”, la Prince di colore rosa, inutilizzata anche lei sulla mensola del camino, Tip e Tap, le due palline bicolori - di sana pianta inventato con la sua abilità di mano e l'intelligenza del suo cuore, farà parlare le racchette e le palline, che per magia, si trasformeranno in cimeli parlanti.
A questo punto la fantasia dell'autore allarga gli orizzonti del dialogo a più voci e l'incontro non previsto si avvera. I dialoganti trovano presto un'alleanza dalla quale i più giovani apprendono dai più vecchi. Il conciliabolo discetta interessato sull'analisi storica del tennis attraverso un racconto lungo e fruttuoso dando vita ad una bellezza estetica e a uno stile unico.
Si coglie per intera la qualità tridimensionale di Giulio Bari, docente – tennista (nel duplice aspetto di giocatore e maestro) – scrittore, che con arte sopraffina, semplifica la leggenda di Wimbledon e del tennis ormai divenuto fenomeno planetario. Dalla lettura del libro emerge un settore esaltante dai connotati ben precisi della nostra vita di sportivi, per l'appunto il tennis, portato in Italia da un gruppo di inglesi, che fondarono il primo circolo a Bordighera, denominato Bordighera Lawn Tennis Club.
Lode all'autore di “Aspettando Wimnbledon.....dialogo con le racchette”, anche poeta del tennis palermitano avvezzo a calcare la superficie del campo segnato da linee bianche; ad osservare mai pentito la recinzione e la siepe che copre di verde; le scarpe sporche di terra e le calze macchiate dalla polvere rossa. Lui è vivo così allorché rinvia con forza una palla sopra la rete, per quella gioia illusoria che alla fine gli fa intravedere un attimo di felicità.
Vittorio Di Simone