È la prima volta – dopo circa 120 anni dalla fondazione della società scientifica di riferimento – che il congresso nazionale di “Storia della Medicina” si svolge in Sicilia e a Palermo.
La Sicilia da circa 2.500 anni ha dato un forte contributo alle scienze biomediche. Empedocle, nato ad Agrigento nel 490 a.C., fu una delle maggiori personalità dell’epoca pre-socratica. Fu una grande figura di pensatore, “mago” e biologo. Nasce con lui un principio “alchimistico” ante litteram.
Ebbe cominciamento, così, quella indagine che prese poi il nome di “biologia”. E questa trovò culla nella terra d’Italia.
Biologia e medicina nella “Italia illustre”: uso questa dizione perché Sofocle così chiamava l’Italia meridionale, con essa stabilendo una netta distinzione tra l’elemento greco e quello che abitava le nostre regioni insulari e peninsulari.
Né differentemente si comporta Galeno, greco di Pergamo, quando denomina “medici d’Italia” quelli che appartennero alla scuole di Crotone e Agrigento.
Ricordo anche, fra i tanti che esplicarono il loro magistero in Sicilia: Gian Filippo Ingrassia di Palermo, fondatore della medicina legale; Giovanni Agostino De Cosmi che propugnò, a Catania, una sanità definita “apologia della civiltà”, Giovanni Alfonso Borelli fondatore a Messina della “iatromeccanica” muscolo-osteo-articolare; Marcello Malpighi che insegnò a Messina e fu creatore dell’anatomia microscopica e dell’embriologia. Oggi si aggiunge un mattone alla cultura plurimillenaria della Sicilia.
Cultura è l’insieme delle cognizioni e delle disposizioni mentali e sociali, al cui acquisto è necessaria, ma non sufficiente, una vasta e varia lettura. La lettura essenziale alla cultura e quella essenziale alla scienza, differiscono per l’intento e per il metodo.
L’intento dell’uomo che vuol essere colto è di riprodurre in sé il pensiero umano, di assimilarlo, affinché il proprio spirito ne sia nutrito, risanato e nobilitato.
Ne deriva che la storia della cultura è la rappresentazione dei valori spirituali, in quanto hanno acquistato un valore sociale e istituzionale. La storia della cultura, intesa in tal senso, coincide con quella di civiltà.
Questo concetto è stato ripreso da Benedetto Croce nella sua concezione della storia “etico-politica”, ricevendone superiore giustificazione. Dietro la tecnologia è schierata la scienza, che deriva dalla cultura con funzione di preminenza e indirizzo.
Cultura intesa nel senso più ampio, che comprende umanisti e scienziati. In questo senso la cultura diviene civitas humani generi, nella quale tutti possiamo ritrovarci cittadini. È lo spirito che si risolleva, abbracciando l’universo.
Perché questo congresso? Quale l’obiettivo?
La storiografia della medicina, come la storiografia della scienza in generale, non si riduce a una contemplazione soddisfatta o nostalgica del passato. Non è una stantia, logora e polverosa zimarra concettuale.
Essa diventa sempre di più una disciplina militante che serve a una migliore conoscenza delle idee scientifiche, al loro avanzamento, all’arricchimento della riflessione filosofica, all’allargamento della sociologia e della storia generale dell’umanità, alla migliore padronanza dei metodi di indagine e alla valutazione critica dei problemi medici.
Poiché solo il cammino della civiltà può spiegare l’origine, i progressi e la decadenza delle scienze in generale, bisogna osservare con attenzione, se si vuol far sì che la storia della medicina divenga realmente utile e istruttiva: lo sviluppo progressivo dello spirito umano, al fine di concepire correttamente le diverse dottrine mediche, di penetrare lo scopo dei tentativi, anche inutili, compiuti per pervenire alla verità, e di rettificare il sistema che noi stessi abbiamo scelto.
La storia della civiltà e dei progressi dello spirito umano sembra la vera base di quella delle scienze in generale e della medicina in particolare.
Nella storia della biologia medica l’evoluzione non è una marcia lineare, ma un percorso a ostacoli. Sotto il linguaggio filosofico si legge che la medicina non procede in modo rettileo e inarrestabile verso l’immancabile realizzazione delle proprie “magnifiche sorti e progressive”, ma procede tra passi falsi, vicoli ciechi, incidenti di percorso, cercando di superare via via i tanti impedimenti del suo accidentato divenire.
Vico additava nella storia della scienza la vera sorgente del progresso del sapere e del perfezionamento della specie umana.
In estrema sintesi la storia della medicina permette di introiettare l’evoluzione, le conquiste, il travaglio, le sconfitte e le riprese della professione di medico-chirurgo.
L’incomprensione del presente nasce fatalmente dall’ignoranza del passato, ma è forse altrettanto vano estenuarsi per comprendere il passato, senza saper nulla del presente.
In questo continuum la storiografia medica può concorrere a ricostituire l’alleanza plurimillenaria tra medico e malato, in atto logorata.
Oggi, con preoccupazione assistiamo a una medicina senza valori spirituali. Il distacco tra tecnologia e umanesimo rischia di produrre un’umanità che invece di governare le macchine, è dominata da queste.
Generazioni di gente abilissima nel compiere ogni virtuosismo tecnico e ignara dell’uomo, di tutto ciò che è spirituale e dell’universo sociale.
Ma la scienza biomedica non può curare il paziente riducendolo a un puro “portatore di un malanno”, ma come “uomo malato”.
La ricerca scientifica biomedica ha raggiunto straordinari traguardi di sviluppo tecnico, chimico-fisico, elettronico, nano-sperimentale.
L’epoca del post-umano, con una vera e propria medicalizzazione dell’esistenza.
Il corpo considerato, in maniera riduzionistica, un assemblaggio di meccanismi che si possono riparare, ove il complesso spirituale dell’uomo viene spesso considerato menzogna o eccedenza.
Occorre ricomporre i saperi e ricondurre il malato da numero a individuo, con una maggiore percezione dei bisogni dei pazienti.
Riposizionare la persona come perno della relazione di cura, con un recupero autentico delle antichissime radici umanistiche della medicina, fondate su rispetto, ascolto, spirito critico, speranza, solidarietà.
Non si può prescindere, anzitutto, dal contesto più ampio, di ordine storico-culturale, in cui oggi sta maturando l’attenzione alle scienze umane da parte della medicina.
Proprio lo studio delle scienze umane, anzi, dovrebbe perseguire, come una delle sue finalità prioritarie: l’acquisizione di categorie e chiavi di lettura che consentano di inscrivere lo studio della medicina in un contesto più ampio, favorendo il possesso di una coscienza critica dei grandi processi di ordine culturale, che domandano una pratica interdisciplinare più sistematica e convinta.
Si può ricondurre a cinque linee fondamentali l’innovazione del processo formativo medico-chirurgico: insegnamento centrato sullo studente; formazione clinica incardinata sul malato; “medical humanities” (o scienze spirituali, come preferiscono alcuni); saperi integrati, cultura pedagogica dei docenti.
La medicina, con tutte le sue diramazioni, costituisce un insieme organico, vero e proprio cuore pulsante delle scienze umane. Una scintilla per la scienza moderna, per evitare il naufragio nelle lande desolate della tecnocrazia.
È inutile parlare di innovazione se si trascura la cultura.
Cosa ci riserva l’avvenire? Seneca affermava che il futuro è lo scrigno degli Dei e solo loro possono penetrarlo.
Per delineare l’orizzonte può essere di ausilio la storia della medicina. “Ricostruire” storicamente le scienze biomediche significa “costruire” un nuovo sapere. Storicizzando, si mette in guardia contro l’enfasi celebrativa delle vittorie della medicina. Il penetrante sguardo al passato tende, nel fondo, a capire meglio il presente e a pensare criticamente il futuro.
La storia della medicina può rappresentare il sestante per un itinerario virtuoso. Per la buona Sanità. Lo dichiaro in maniera assertiva e interattiva.
Anche perché siamo profondamente convinti dell’affermazione di Goethe che la storia della scienza è la scienza stessa, così come la storia di un individuo è l’individuo stesso.
Lavorerò, lavoreremo tutti insieme per tale obiettivo, soprattutto con la forza delle idee. Per un Rinascimento della Storia della Medicina e della Medicina Umana.
Adelfio Elio Cardinale
Presidente del 50° Congresso Nazionale della SISM